Hostname: page-component-848d4c4894-75dct Total loading time: 0 Render date: 2024-05-31T06:21:04.926Z Has data issue: false hasContentIssue false

CHI SONO I MINISTRI IN SVEZIA, AUSTRIA E GRAN BRETAGNA

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

Get access

Introduzione

Nel 1966, in Norway: Numerical Democracy and Corporate Pluralism, Rokkan scriveva: «Il corporativismo del sistema di decision-making a due livelli è implicito e latente, non formale e istituzionalizzato … La sovrapposizione del personale, l'incrociarsi dei ruoli, le interdipendenze delle strategie ai 2 livelli creano complessi vincoli alle azioni dei partecipanti, e questi possono essere piò efficaci per l'integrazione del sistema di qualunque cornice formale del decision-making istituzionale».

Type
Ricerche
Copyright
Copyright © Società Italiana di Scienza Politica 

Access options

Get access to the full version of this content by using one of the access options below. (Log in options will check for institutional or personal access. Content may require purchase if you do not have access.)

References

1 L'articolo rappresenta una versione, rielaborata ed accresciuta nei dati empirici, di una relazione tenuta al seminario della sezione di Sociologia Politica dell'AIS svoltosi nel dicembre 1986 a San Miniato.Google Scholar

2 Rokkan, S., Norway: Numerical Democracy and Corporate Pluralism , in Dahl, R.A. (a cura di), Political Oppositions in Western Democracies , New Haven, Yale University Press, 1966, pp. 113114 (corsivo mio).Google Scholar

3 Si veda Mutti, A., Scambio politico ed incertezza , in «Rassegna Italiana di Sociologia», vol. XXVI (1985), pp. 5378 e Marin, B., Generalized Political Exchange, EUI working Papers, n. 190, 1985 e From Consociationalism to Technocorporatism: The Austrian Case as a Model-Generator , in Scholten, I. e Cawson, A. (a cura di), Corporatist Linkages and Societal Cleavages in Western Europe, London, Sage, 1985.Google Scholar

4 Il tema è stato ripreso per altro dallo stesso Rokkan, in I voti contano, le risorse decidono , in «Rivista italiana di scienza politica», vol. XIV (1984) ed è presente in molti degli interventi nel dibattito sul neo-corporativismo. Si vedano i contributi raccolti in Maraffi, M. (a cura di), La società neo-corporativa, Bologna, Il Mulino, 1981 e il più recente contributo di Schmitter, Teoria della Democrazia e pratica neo-corporativa, in «Stato e Mercato», 3 (1983), pp. 385-424. Ma soprattutto le osservazioni di Cotta, M. in Parlamenti e Rappresentanza, pp. 295-303, in Pasquino, G. (a cura di), Manuale di scienza della politica, Bologna, Il Mulino, 1986.Google Scholar

5 Il confronto vero e proprio riguarda le carriere dei ministri svedesi e britannici. Di questi tutti, senza distinzione tra ministri facenti o meno parte del Gabinetto oppure con o senza portafoglio, ho ricostruito le carriere utilizzando le seguenti fonti. Per la Gran Bretagna, ho esaminato diverse annate del Times Guide, del Dodds Companion e dell'edizione inglese del Who's Who, per la Svezia sono ricorso all'edizione locale del Who's Who e dello StatsKalendar. La ricerca di cui i dati fanno parte è stata condotta presso il Department of Sociology della Yale University dove mi trovavo come visiting fellow grazie ad una borsa di studio Nato-CNR. In seguito, la cortesia del Prof. Blondel mi ha consentito di far entrare nella comparazione, come informazione di controllo, anche i dati sui ministri austriaci, raccolti nella ricerca da lui diretta. Il diverso disegno della sua ricerca non ha tuttavia consentito una completa comparabilità tra tutti e tre i casi.Google Scholar

6 In sostanza, se nella carriera di un ministro c'è sia un'esperienza parlamentare che una esperienza di direzione di un gruppo di interesse, non c'è modo di valutare quale delle due cariche sia stata più importante nella nomina. Se però, tenendo conto dell'insieme di ministri di un paese, la frequenza di coloro che sono stati in Parlamento è maggioritaria, è possibile arguire che questo tipo di esperienza sia in qualche modo centrale nella selezione e inoltre se pure è alta la frequenza di quelli che hanno combinato le due cariche indicate si può parimenti dedurre che l'interazione tra i due circuiti passa forse attraverso una sovrapposizione di personale.Google Scholar

7 Loewenberg, G. e Patterson, S.C., Comparing Legislatures , Boston, Little, Brown and Co., 1979.Google Scholar

8 È opportuno sottolineare che tale somiglianza vale solo per quel che concerne i processi che influenzano le carriere. Al di fuori di tali limiti, se si prendono in considerazione i fattori che intervengono nella formazione dei Governi, i tre paesi hanno esperienze diverse. Daalder analizzando la formazione dei governi nelle dieci piccole democrazie europee individua nei paesi scandinavi una tendenza spiccata alla formazione di governi di minoranza spesso formati da un partito dominante, mentre in Austria sino agli anni 70 nettamente prevalenti erano le grandi coalizioni. In ambedue i casi queste caratteristiche si accompagnavano ad una lunga durata dei governi e ad una stabilità del personale di governo. Cfr. Daalder, H., Cabinets and Party Systems in ten Smaller European Democracies , «Acta Politica», 6 (1971).Google Scholar

9 Per i dati si veda Bartolini, S., The Membership of Mass Parties: The Social Democratic Experience, 1889-1978 , in Daalder, H. e Mair, P., Western European Party Systems , London, Sage, 1985, 2 ed. Inoltre si vedano gli articoli contenuti nella «Industrial and Labor Relations Review», vol. XXVIII (1974), in particolare quello di L. Minkin sul Labour party e quello di Elvander sulla socialdemocrazia svedese.Google Scholar

10 Per esempio, Anton, analizzando i vertici dell'apparato burocratico alla fine degli anni '60 trova che 2/3 si erano laureati presso l'Università di Stoccolma in anni in cui l'egemonia culturale era tenuta dalla scuola svedese di economia. È sempre una forzatura derivare comportamenti dalle biografie, ma altrettanto lo è non tenerne conto. Anton, Th., Administered Politics , Boston, Martinus Nijhoff, 1980.Google Scholar

11 Cotta, M., Classe politica e Parlamento in Italia , Bologna, Il Mulino, 1979, p. 284.Google Scholar

12 Non si tratta solo di diverse temporalità nella costruzione di una amministrazione pubblica centralizzata, ma anche, nel caso della Svezia, di diverse strutture organizzative. In questo paese infatti sopravvive una eredità burocratica che risale direttamente all'ancien regime. L'amministrazione centrale dello stato, distinta in diverse Agenzie reali, non è infatti centralizzata rispetto al dicastero competente ma al Gabinetto Reale nella sua collegialità. Il che vuol dire che un ministro non è responsabile per il comportamento di un apparato burocratico. Questo invece è autonomo e al suo vertice, a fianco del direttore centrale, è collocato un Consiglio in cui sono presenti altri burocrati e i rappresentanti degli interessi clienti. Si tratta di una matrice organizzativa che era diffusa in diversi paesi, tra cui la Gran Bretagna, e che poi si è trasformata nella matrice per dicasteri ministeriali proprio sulla spinta delle richieste del Parlamento di avere di fronte una amministrazione politicamente responsabile nella persona del ministro competente (su questo punto si veda Paris, H., Una burocrazia costituzionale , Milano, Edizioni di Comunità, 1979, pp. 140171). I dipartimenti ministeriali svedesi sono dunque composti da un numero ridotto di personale e in linea di principio si occupano della formulazione delle politiche pubbliche, mentre le Agenzie Reali della loro implementazione. Oggi però questa differenziazione funzionale tende a sfumare. Vale la pena sottolineare questa peculiarità svedese proprio perché ben esprime il problema dell'influenza nel processo di istituzionalizzazione esterna di diverse matrici e culture organizzative, probabilmente non solo sulle convenzioni operanti nella selezione della classe di governo, ma anche sui processi di costruzione della rappresentanza moderna.Google Scholar

13 È certo difficile misurare le diverse dimensioni di questo processo. Ma se si assumono i conflitti come l'espressione di tensioni strutturali, potremmo dire che le vicende del Labour party agli inizi degli anni '80 indicano, oltre alla forza dell'organizzazione esterna, l'attrazione rappresentata dal Parlamento qua istituzione. Sarebbe concepibile un conflitto di questo genere nella socialdemocrazia svedese? Google Scholar

14 Per esempio, la Svezia, nel 1971, con la modificazione della costituzione è passata da un sistema bicamerale ad uno unicamerale e ha introdotto, formalizzando una situazione precedente, delle commissioni parlamentari per ogni settore di policy di competenza ministeriale. L'instaurazione di un sistema unicamerale ha certamente inciso sui processi di formazione dei governi, accrescendo l'instabilità dell'esecutivo ed è probabile che abbia anche rappresentato una rivitalizzazione del Parlamento in quanto tale, come vedremo tra poco. Su questi punti rimando a Arter, D., The Nordic Parliaments , New York, St. Martin, 1984.Google Scholar

15 Le sigle usate indicano rispettivamente: il partito laburista, il partito conservatore, il partito socialdemocratico svedese, la coalizione formata dal partito di Centro, il partito Liberale e il partito Moderato che, polemicamente chiamato dagli oppositori «borghese», diede vita ai governi non socialisti dal 1976 al 1982, il partito socialista austriaco e infine il partito popolare austriaco.Google Scholar

16 Occorre tener presente che nel dato sui ministri socialisti che sono stati alla guida di gruppi di interesse sono compresi sia dirigenti di LO, il sindacato operaio affiliato alla SAP sia dirigenti di TYCO, il sindacato degli impiegati che invece non è formalmente affiliato alla SAP. Nel dato relativo ai ministri socialisti austriaci con analogo passato sono compresi 12 sindacalisti e 7 dirigenti di vari gruppi d'interesse, mentre in quello relativo ai ministri democristiani vanno distinti due sindacalisti, sette dirigenti di organizzazioni imprenditoriali e 14 dirigenti di altri gruppi di interesse.Google Scholar

17 Va aggiunto che nel caso dei laburisti la quota maggiore di ministri con esperienza direttiva nelle Unions si verifica nei due governi Wilson degli anni '60, mentre nel caso dei ministri socialdemocratici svedesi la quota di ministri ex-dirigenti sindacali rimane costante nel corso del periodo considerato. Erano tre nel Governo Erlander nel 1964 e altrettanti sono stati nel governo Palme nel 1982.Google Scholar

18 In questa categoria sono comprese diverse occupazioni come gii insegnanti, gli impiegati in agenzie di Welfare, impiegati in agenzie private, ecc. Si tratta in ogni caso di occupazioni in posizione subordinata. Ciò vuol dire che la linea di separazione tra gli impiegati pubblici e i burocrati riflette diverse posizioni gerarchiche.Google Scholar

19 Ma non solo qui se teniamo presente anche l'esperienza francese.Google Scholar

20 Blondel, J., Government Ministers in the Contemporary World , Londra, Sage, 1985.Google Scholar

21 Se confrontiamo il numero di ministri presenti o nominati durante la premiership di Erlander dal '64 al '68 non eletti al Parlamento (5) con quelli con un'analoga assenza di esperienza elettiva nel governo di Palme del 1982 (6) appare chiaro che l'introduzione di un sistema unicamerale non ha rafforzato il ruolo del Parlamento come agenzia di reclutamento. Va però aggiunto, a propostito della Svezia, che in parte sembra operare una sorta di legittimazione parlamentare posticipata. Infatti, dei 16 ministri non eletti la metà, dopo qualche anno, è entrata nel Parlamento.Google Scholar

22 I canali a cui si fa riferimento nel testo sono, per la Svezia e il Regno Unito, la direzione nazionale del partito, la direzione di un gruppo di interesse, presenza in una agenzia del policy network nazionale (con ciò intendo la partecipazione a commissioni di inchiesta o ai consigli di amministrazione di agenzie burocratiche), elezione in un governo locale o regionale, presenza od esperienza di lavoro in una agenzia internazionale come rappresentante del proprio paese o in qualche organo comunitario internazionale. A queste cariche politiche va aggiunto l'esser stato o meno funzionario statale.Google Scholar

23 Schmitter, P. e Streeck, W., Comunità, mercato, stato e associazioni? Il possibile contributo dei governi privati all'ordine sociale , in «Stato e Mercato» n. 13 (1985), pp. 4786.Google Scholar

24 Marin, , Generalized Political Exchange , cit.Google Scholar

25 Le cariche politiche prese in esame, oltre quelle indicate nella nota 22, sono la direzione di una sezione locale di partito, la direzione di una sezione locale di un gruppo di interesse, la presenza in una agenzia locale del policy network, l'elezione al parlamento, la membership in una commissione parlamentare. I dati austriaci sono in parte diversi. Le cariche di direzione di organizzazioni di interesse non sono distinte tra locali e nazionali. Sono invece più particolareggiate le informazioni sulle cariche negli organi di governo locale e di direzione di partito perché distinguono tra un livello locale, regionale e nazionale. Lo stesso può dirsi per gli organi di governo locale che vengono distinti da quelli regionali. Sono invece assenti i dati sulle posizioni eventualmente occupate nel circuito relativo al processo di formazione delle politiche pubbliche e quelli sulla membership in qualche commissione parlamentare. Ciò vuol dire allora che i dati austriaci non sono pienamente comparabili con quelli degli altri due paesi.Google Scholar

26 Il punto di partenza di questa analisi è rappresentata dalla matrice di interconnessione tra tutte le cariche «pubbliche» possibili. Il problema è che le cariche considerate per la Svezia e la Gran Bretagna sono di più di quelle austriache. Si è perciò proceduto nell'analisi tenendo conto anche di questi limiti. La somma finale di ogni colonna della matrice che indica la somma della frequenze con cui quel tipo di carica è connesso con le altre è stata standardizzata non solo sul totale delle frequenze delle connessioni ma anche sul numero di colonne della matrice, così da rendere significativa una comparazione tra matrici diverse. Il valore più alto per ogni singola colonna rappresenta così la centralità relativa di quel tipo di carica. La prossimità tra cariche diverse è stata calcolata sottoponendo le variabili della matrice ad un procedimento di «cluster analysis». Google Scholar

27 Le sigle fanno riferimento alle cariche indicate nelle note precedenti. La sigla «partito locale» e «partito nazionale», così come quelle simili relative ai gruppi di interesse, fanno riferimento alla carica di direzione. La sigla «Soc. Internazionale» fa riferimento alla presenza in organizzazioni internazionali od organismi comunitari.Google Scholar

28 Per questa ipotesi si veda Trigilia, C., Struttura di classe e sistema politico: neocorporativismo e neolocalismo , in «Inchiesta», 10 (1980), 4647, pp. 37-59.Google Scholar

29 Un altro indicatore sia di come il Parlamento si rapporti alla altra asse sia anche di come tutto il personale politico svedese sia permeato da una cultura di tipo amministrativo è dato proprio dal coinvolgimento dei parlamentari nella formulazione pre-legislativa delle politiche pubbliche. «In questo secolo la quota di Commissioni di inchiesta che includono almeno un parlamentare non è mai scesa sotto il 20%. È stata in media del 47% tra il 1905 e il 1954, è caduta al 23% nel 1967, ma è risalita al 38% negli anni 70» come afferma Arter in op. cit., pp. 64-65. Vale la pena di ricordare che le Commissioni di inchiesta sono un elemento caratterizzante il processo di formulazione delle politiche svedesi. Sono di nomina governativa e ce ne sono alcune centinaia in funzione ogni anno. Vedono inoltre la partecipazione di funzionari pubblici e rappresentanti dei vari interessi. Solitamente un progetto di legge che ha ottenuto l'approvazione dei membri della Commissione non incontra ostacoli sul suo cammino nelle assemblee elettive.Google Scholar

30 Blondel, , op. cit. Egli misura l'orientamento specialista come la percentuale di ministri che nell'esecutivo ricoprono una carica che corrisponde alle proprie competenze professionali. Per questi dati, pp. 199200.Google Scholar

31 In molti casi la necessità di competenze tecniche si alimenta proprio per effetto della espansione dei rapporti tra interessi speciali e ministeri. Si veda su questo Rose, , The Problem of Party Government , MacMillan, London, 1974 e Olsen, J.P., Organized Democracy, Universitetforlaget, Bergen, 1983; Olsen, J.P., Governing Norway: Segmentation, Anticipation and Consensus Formation , in Rose, R. e Suleiman, E. (a cura di), Presidents and Prime Ministers, American Enterprise Institute, Washington D.C., 1980.Google Scholar

32 Su questo punto si veda Calise, M., L'istituzionalizzazione del Governo , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», vol. XVII (1987).Google Scholar

33 Per questi dati si veda Arter, , op. cit. , pp. 161212.Google Scholar

34 Si veda Castles, F. e Wildenman, R. (a cura di), Visions and Realities of Party Government , Londra, De Gruyter, 1986. Vorrei aggiungere che mi rendo conto come descrivere i termini di questa combinazione a partire dai miei dati sia raccontare una parte della storia. Ma questi sono i miei dati.Google Scholar

35 La prima posizione è espressa, per esempio, da Di Palma, G., Governo dei partiti e riproducibilità democratica , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», 12, 1983; è presente nell'analisi di Olsen sulla Norvegia, op. cit.; l'enfasi sul ruolo della leadership viene invece posta da Cavalli, L. in Potere oligarchico e potere personale , AA.VV., Leadership e Democrazia, Padova, Cedam, 1987. La seconda è presente, ad esempio, in Pasquino, G., The Impact of Institutions on Party Government: Tentative Hypotheses , in Castles, e Wildenmann, , op. cit., e in una misura particolarmente forte in Calise, op. cit. Google Scholar

36 Si veda a questo propostito Korpi, W., The Working Class in Welfare Capitalism , Routledge e Kegan Paul, London, 1978, Esping Andersen, G., Politics against Market: The Social Democratic Road to Power, Princeton, Princeton University Press, 1985 e il recente contributo di Heclo, H. e Madsen, H., Principled Pragmatism, Philadelphia, Temple University Press, 1987.Google Scholar

37 La misura adottata è l'indice di correlazione gamma. La variabile «età di prima nomina» è stata operazionalizzata distinguendo due modalità: nomina a ministro prima e dopo l'età media di nomina per ogni singolo partito. Alcune note di cautela sono però necessarie. Come è noto, la misura di correlazione gamma si fonda in ultima analisi su delle percentuali. Il problema è che, avendo a che fare con universi inferiori a cento, ragionare in termini di percentuali, può andare incontro a ben note distorsioni. Così, per esempio, l'indice gamma uguale a 1 è certamente effetto più di tali distorsioni che di relazioni di significato sostanziale. Per questa ragione non ho preso in considerazione misure così illusoriamente forti.Google Scholar

38 Si veda Rose, op. cit. Occorre però aggiungere che in parte si tratta forse di un effetto dovuto alla non distinzione tra nomina al Gabinetto e nomina a ministro. Probabilmente se ci si fosse limitati alla prima il dato sarebbe stato diverso. Si veda Wilson, F.M.G., The Routes of New Entry of Members of the British Cabinet 1868-1958 , in «Political Studies», 7, 1959.Google Scholar

39 Herlitz, N., Sweden, A Modern Democracy on Ancient Foundations , Minnesota University Press, 1939, p. 86, (il corsivo è mio).Google Scholar

40 Crouch, C., Le origini storiche dei rapporti tra Stati ed interessi organizzati nell'Europa Occidentale , «Stato e Mercato», n. 18 (1986), p. 315.Google Scholar