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IL PARLAMENTO COME RISORSA. LA CGIL ALLA CAMERA DEI DEPUTATI (1948–1968)

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Molti studiosi collocano tradizionalmente la genesi dell'organizzazione e dell'azione sindacale nei conflitti e nei processi di strutturazione della società civile. Il luogo proprio dell'esperienza sindacale sarebbe il sistema degli interessi privati e dei rapporti di potere che ne consolidano e definiscono la dinamica. È un'area questa considerata preliminare rispetto al «politico» e alle sue istituzioni e «politicamente» solo eventuale. È, cioè, un'area fondamentale nell'organizzazione dello stesso potere sovrano, ma priva di una propria valenza politica originaria e non necessitata di per sé ad acquisirla.

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Ricerche
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References

1 Panebianco, A., Modelli di partito, Bologna, Il Mulino, 1982, pp. 2330.Google Scholar

2 Zannoni, Così P., Il sindacato come attore politico: una rassegna della letteratura , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», III (1973), p. 188, esaminando appunto le posizioni fautrici dei sindacati ‘gruppi di pressione’ nelle loro ascendenze classiche.Google Scholar

3 Accornero, A., Il sindacato come istituzione , in Quaderni di «Rassegna Sindacale», VI (1968), p. 89.Google Scholar

4 Cito ancora la formulazione riassuntiva di Zannoni, , op. cit. , p. 188.Google Scholar

5 Accornero, A., op. cit. , p. 89.Google Scholar

6 Ibidem. Google Scholar

7 Zannoni, , op. cit. Google Scholar

8 Cfr. Goldmann, R., The Democratic Party in American Politics, New York, MacMillan, 1966; Greenstone, I., Labour in American Politics, New York, Knopf, 1970; Vale, V., Labour in American Politics, London, Routledge & Kegan, 1971.Google Scholar

9 Mi rifaccio evidentemente alla costruzione — e dunque alle formule — farnetiane, in particolare dell'Introduzione a Il sistema politico italiano (Bologna, Il Mulino, 1973, pp. 121 ss.Google Scholar

10 Cfr. la nota che precede. Per un'interessante quanto complessa rilettura della categoria farnetiana di «società politica», v. Calise, M., Lo stato dei partiti in Italia , in «Laboratorio politico», III (1983).Google Scholar

11 Sartori, G., Il potere del lavoro nella società post-pacificata (un futuribile sindacale), in Urbani, G. (a cura di), Sindacati e politica nella società post-industriale, Bologna, Il Mulino (Quaderni della «Rivista Italiana di Scienza Politica »), VI (1976), p. 104.Google Scholar

12 Secondo la nota formula di Sartori, , op. cit. , p. 104.Google Scholar

13 Sulle implicazioni teoriche di tali ‘sviamenti’, ancora ibidem. Per Sartori, essi avrebbero a lungo pregiudicato una «conoscenza comparata dei sindacati come attori politici, e del sindacalismo come un sottosistema a sé del sistema politico» (ibidem, p. 102).Google Scholar

14 Per un'accurata panoramica sulla relativa letteratura, Carrieri, M., Rassegna su sindacato e istituzioni nel dibattito degli ultimi anni , in AA.VV., Il partito politico e la crisi dello Stato sociale: ipotesi di ricerca, Bari, De Donato, 1981, pp. 232 ss.Google Scholar

15 Bobbio, N., Teoria della norma giuridica, Torino, Giappichelli, 1958, p. 239.Google Scholar

16 Si tratta di una ricerca affidata a Cazzola, Franco — in collaborazione con Paolo Feltrin, Orazio Lanza, Graziella Priulla, Cetti Vacante e chi scrive — da parte dei centri studi e di ricerca della Cisl e della Cgil — rispettivamente, Centro di studi sociali e sindacali (CESOS) ed Istituto di ricerche economiche e sociali (IRES) — appunto sull'esperienza dei «Sindacalisti in parlamento» tra il 1948 ed il 1969. I risultati dell'indagine sin qui conseguiti sono stati pubblicati — sotto tale medesimo titolo — in due volumi editi congiuntamente a Roma dalle Edizioni Lavoro e dall'Editrice Sindacale italiana, rispettivamente nel 1982 per la CISL e nel 1984 per la CGIL.Google Scholar

17 Nel senso di sindacato come istituzione sociale deputata alla «tutela sociale della forza lavoro», in cui ne parla Accornero, A., Il sindacato come istituzione, cit., p. 90.Google Scholar

18 Per questa formulazione che intende rappresentare il partito che gestisce risorse politiche procurategli da articolazioni organizzative parallele (dalle cooperative, ai movimenti giovanili, al sindacato, ecc.), come fossero proprie originarie risorse, si veda, Baldassarre, A., I gruppi parlamentari comunisti , in AA.VV., Il partito comunista italiano. Struttura e storia dell'organizzazione, 1921–1979 (a cura di Ilardi, M. e Accornero, A.), Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli Milano, Fetlrinelli, 1982, pp. 445 ss.Google Scholar

19 L'individuazione dei deputati qualificabili come sindacalisti è impresa tutt'altro che agevole. Poco attendibili sono le fonti parlamentari (a cominciare dalla ‘Navicella’: fatta di autobiografie spesso fornite una tantum dagli stessi interessati e non senza qualche cedimento narcisistico). Scarse, poco o per niente sistemate, sono poi le fonti sindacali. Poche esperienze danno la misura della scarsa memoria che il sindacato ha conservato di sé e della sua storia, come il tentativo di un ricercatore — anche non privo di ausili e supporti interni alle organizzazioni — di individuare chi, per quanto tempo e con quale passato sindacale alle spalle, sia stato realmente un sindacalista tra quanti, negli elenchi parlamentari, si sono o sono stati etichettati come tali. Il criterio di individuazione che abbiamo dunque cercato di seguire è stato quello di isolare quei deputati che, contemporaneamente alla assunzione del mandato parlamentare e al suo svolgimento, rivestissero cariche ‘dirigenziali’ non solo formali ma tali anche in quanto implicanti una specifica capacità ‘esponenziale’, sia nell'organizzazione sia verso il suo esterno: a livello ‘verticale’ (categoriale) od ‘orizzontale’ (confederale) o/e su scala locale o/e su scala nazionale. E considerando i ‘deputati sindacalisti’ per il solo periodo in cui la corrispondenza sincronica tra i due mandati è risultata accertabile (collazionando le varie fonti documentarie — e orali — disponibili o, spesso, i loro disseminati frammenti centrali e periferici). Eccone l'elenco: CGIL (corrente comunista): Abenante, A., Arenella, G., Baltaro, G., Bei Ciufoli, A., Brighenti, G., Calandrone, P., Calasso, G., Caponi, A., Cavallari, V., Cianca, C., Compagnoni, A., Cremaschi, O., Degli Esposti, R., Di Donato, A., Di Mauro, L., Di Paolantonio, L., Di Vittorio, G., Fibbi, G., Gessi, N., Golinelli, G., Gorreri, D., Gramegna, G., Grassi, L., Grilli, G., Imperiale, G., Gabriele, Invernizzi, Gaetano, Invernizzi, Jacoponi, N.V., Lama, L., Lombardi, C., Maglietta, C., Spartaco, Marangoni, Miceli, C., Montagnana, M., Montelatici, G., Musto, N., Noce Longo, T., Novella, A., Ognibene, R., Ortona, S., Pessi, S., Romagnoli, L., Romeo, A., Sacchetti, W., Sacchi, G., Trentin, B., Tripodi, G., Vecchi Vaia, S., Venegoni, C.E., Zamponi, F.; CGIL (corrente socialista): Aicardi, V., Bettoli, M., Brodolini, G., Cacciatore, L., Cucchi, A., Di Prisco, G., Fabbri, R., Foa, V. (nella II e III legislatura), Lizzadri, O., Magnani, O., Mogliacci, F., Mosca, G., Pieraccini, G., Santi, F., Savoldi, G.; CGIL (corrente PSIUP): Alini, W., Foa, V., Naldini, V. Alle tre componenti della CGIL va poi aggiunta quella ‘indipendente’ del deputato repubblicano Giulietti G. (presente solo nella prima legislatura).Google Scholar

20 Rinvio ai volumi di cui alla precedente nota 16.Google Scholar

21 Cfr. il I capitolo del secondo volume di cui alla nota 16.Google Scholar

22 L'attività propositiva dei deputati CGIL risulta proporzionata alla quota di seggi occupati dai deputati CGIL solo nelle prime due legislature, ma diventa sottodimensionata in quelle successive e quindi ‘in linea’ con gli andamenti complessivi dei gruppi parlamentari di riferimento; Pci e Psi hanno mediamente occupato il 36,8% dei seggi nello stesso periodo ma sono responsabili solo del 24% delle iniziative legislative. La ripartizione dell'iniziativa legislativa nelle singole legislature segue una curva parallela a quella raffigurante i seggi occupati: ascendente solo tra prima e seconda legislatura; notevolmente calante tra seconda e terza; in discesa verticale tra terza, quarta e (quinta: 4,3% e 5,2% di seggi occupati nella prima e nella seconda legislatura contro 4%, 2,7%, 1,2% nella terza, quarta e quinta; 4,5% e 7,7% dell'iniziativa parlamentare globale nella prima e seconda legislatura; 3,5%, 1,6% e 0,8% nelle ultime tre. L'esperienza parlamentare Cgil si focalizza sugli anni cinquanta e su tale scansione si sintonizzano le diverse rilevazioni. Se osserviamo il grado di successo, vediamo — a voler tacere della macroscopica differenziazione rispetto alla Cisl — che esso solo nella prima legislatura (data l'irrilevanza del 33% della quinta concernente le sole 6 proposte di legge Cgil presentate) raggiunge la rimarcabile consistenza del 17,4% ed una notevole approssimazione allo standard medio dell'iniziativa parlamentare in genere (18,15%, cumulando camera e senato). Nelle altre legislature ne resta notevolmente al di sotto. Complessivamente non tocca il 14% e nel periodo di maggior consistenza relativa dell'iniziativa legislativa Cgil (seconda e terza legislatura) non supera, rispettivamente, il 13,6% e 1'11,5%. Nell'insieme, abbiamo un grado di successo non solo inferiore alla rappresentanza parlamentare Cisl, ma anche a quello attribuibile agli stessi gruppi parlamentari di appartenenza dei deputati Cgil: cioè al 17–18% di Pci e Psi insieme nell'arco delle prime quattro legislature. L'esito delle proposte di legge Cgil non è, però, correttamente valutabile se non si tiene conto delle modalità che assume il modesto successo da esse conseguito: cioè se non si considerano le proposte «assorbite» da altre o «unificate» con altre, che è un profilo assai rilevante e peculiare per l'iniziativa legislativa Cgil, ma che qui non è possibile esplicitare.Google Scholar

23 Sui problemi di tali discrimini, per tutti, Accornero, A., Per una nuova fase di studi sul movimento sindacale , in AA.VV. Problemi del movimento sindacale in Italia 1943–1973, Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Milano, Feltrinelli, 1976, p. 78 ss. (ed ivi riferimenti bibliografici e documentari); Pillon, C., I comunisti e il sindacato, Milano, Palazzi, 1972; Foa, V., Il «ritorno alla fabbrica» nella strategia Cgil, in «MondOperaio» XXV (1972). Utile, poi, è oggi rileggere la ricostruzione della fase della «cinghia» rispetto al problema menzionato nel testo, che compie A. Tatò, Sindacato, sistema sociale, partito proletario in Italia: note per una ricerca sui concetti di autonomia e di indipendenza del sindacato, in «Critica Marxista», II (1964), pp. 63 ss.Google Scholar

24 Per tutti, ancora, Accornero, , Per una nuova fase di studi sul movimento sindacale, cit., p. 84.Google Scholar

25 Farneti, P., Una blanda tutela , in AA.VV., Sindacati e partiti in Europa, in «Biblioteca della Libertà», XVI (1979), p. 25.Google Scholar

26 Cfr. Spriano, P., Storia del Partito comunista italiano. La Resistenza. Togliatti e il partito nuovo, Torino, Einaudi, 1975, in part. cap. XV.Google Scholar

27 Su questa tematica rinvio ai lavori contenuti nel numero spec. Sindacato e partiti dei Quaderni di «Rassegna sindacale», X, ove si tratteggia per la prima volta una rilettura (ad opera di Aris Accornero, principalmente) della cinghia di trasmissione nella ben nota chiave della surrogazione partitica di un sindacato assente dai luoghi di lavoro e debolissimo sul piano organizzativo più generale, pagata dal partito appunto con una propria sindacalizzazione. «D'altra parte, se il sindacato non dev'essere presente in fabbrica e se in fabbrica ciò nondimeno si lotta, si contratta e si conquista — e ciò vale lungo tutto il periodo, ben prima della Sezione aziendale e della scelta articolata — è ovvio che non sono soltanto le Commissioni Interne e i commissari di reparto a guidarne l'iniziativa. Guai anzi se un organismo come il partito, che collega le fabbriche e le categorie anziché rinchiudervisi, non operasse una socializzazione, un coordinamento di tale iniziativa neutralizzando per sua natura i timori di aziendalismo che sindacato e partito nutrirebbero invece se le stesse cose fossero fatte da un'istanza aziendale del sindacato. Dunque, paradossalmente, l'inflessibilità classista richiesta al sindacato porta con sé la surroga sindacalista del partito», come ancora ricorda Accornero, A., Per una nuova fase di studi sul movimento sindacale, cit., p. 87.Google Scholar

28 V. nota 26.Google Scholar

29 Foucault, M., Microfisica del potere. Interventi politici, Torino, Einaudi, 1977.Google Scholar

30 Sul punto rinvio all'indagine di O. Lanza sulle carriere dei deputati Cgil e sui modelli di rappresentanza che se ne possono dedurre, svolta nel I° capitolo del secondo volume della ricerca sui «Sindacalisti in parlamento», di cui alla precedente nota 16.Google Scholar

31 Cfr. Feltrin, P., Dalla porta di fianco del potere. Studio sulle interrogazioni dei sindacalisti in parlamento (1948/'1968), che costituisce il III volume (in corso di stampa) della ricerca menzionata alla nota 16.Google Scholar

32 Cfr. in particolare, Cantelli, F., Mortara, V., Movia, G., Come lavora il Variamento, cap. IV, Milano, Giuffré, 1974.Google Scholar

33 Foa, Così V., Per una storia del movimento operaio, Einaudi, Torino, 1980, p. 177.Google Scholar

34 Accornero, A., op. ult. cit. , p. 87.Google Scholar

35 Ibidem, p. 88.Google Scholar

36 Ibidem, p. 87; cfr. Centro «Giovanni Francovich», I comunisti in fabbrica, Documenti delle lotte operaie, Milano, Libreria Feltrinelli, 1967, pp. 30–35.Google Scholar

37 Accornero, A., op. ult. cit. , p. 87.Google Scholar

38 Ibidem. Google Scholar

39 Longo, L., Rapporto al VII Congresso del Partito Comunista Italiano, Roma, Edizioni di cultura sociale, 1951, p. 58.Google Scholar

40 Rumor, Così M., Necessità vitali del lavoro italiano, Relazione al III Congresso nazionale della Democrazia Cristiana, Venezia, 2–5 giugno 1949, in I congressi nazionali della Democrazia cristiana, Roma, Spes, 1959, vol. I, p. 234.Google Scholar

41 Per ricordare le parole dell'Intervento di Di Vittorio, G. all'VIII Congresso del Partito Comunista Italiano, Atti e risoluzioni, Roma, Editori Riuniti, 1957, p. 437.Google Scholar

42 Non più che storicamente, però. La stretta correlazione tra la riserva di legge dell'art. 97 Cost. — per il quale «i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'Amministrazione» — e la disposizione dell'art. 2068 del codice civile — per la quale «non possono essere regolati da contratto collettivo i rapporti di lavoro in quanto siano disciplinati con atti della pubblica autorità in conformità della legge», non è altro che una correlazione, appunto, interpretativa — come ricorda Rusciano, M., L'impiego pubblico in Italia, Bologna, Il Mulino, 1978, p. 156. Una correlazione giuridicamente ‘strumentale’ dato che non vi è disposizione costituzionale che «si riferisce ai modi di determinazione del trattamento di pubblici dipendenti né, del resto (salvo la regola dell'uguaglianza, e quella tendenziale del pubblico concorso) ai mezzi giuridici della creazione del relativo rapporto di impiego» (come rimarca G. Paleologo, Contratto collettivo e pubblico impiego, Relazione al XIX Convegno di studi amministrativi di Varenna − 20–30 settembre 1973 —, in «Foro Amministrativo», 1973, p. 607) e dato che la «riserva di legge in materia di organizzazione amministrativa non è assoluta». Ma è appunto storicamente che è stata interpretata «come se fosse tale quando si considerano i modi in cui è stata intesa e realizzata: l'impiego pubblico è divenuto un terreno d'elezione dell'intervento legislativo» essendosi progresssivamente radicate «la praferenza del legislatore ad essere dispensatore di provvidenze concrete» e «la preferenza dei gruppi di pressione interni all'Amministrazione a ricoprire dell'imparzialità e della dignità legislativa le proprie rivendicazioni» (come rileva Ristuccia, S., Amministrare e governare. Governo parlamento amministrazione nella crisi del sistema politico, Roma, Officina, 1980, pp. 407–408).Google Scholar

43 Cfr. Di Vittorio, G., Necessità di una prospettiva immediata per l'organizzazione dei contadini e degli artigiani (rapporto al partito del marzo-aprile 1944), in Pistillo, M., Giuseppe di Vittorio (1924–1944), Roma, Esi, 1975, pp. 265 ss.Google Scholar

44 Cfr. i dati di Cantelli, , Mortara, , Movia, , Come lavora il parlamento, cit., pp. 137139.Google Scholar

45 È significativo che le proposte di legge presentate dai deputati Cisl in materia non superino a loro volta il 4,3% (41 proposte su 952) del rispettivo universo (cfr. il primo menzionato volume della ricerca sui Sindacalisti in parlamento, pp. 143144).Google Scholar

46 Per un'evidenziazione dei profili nodali del dibattito sull'incompatibilità, Feltrin, P., Dalla porta accanto del potere, cit.; una cronaca succinta, ma puntuale nelle referenze antologiche di Liuzzi, F. e Perrella, A., Il tema dell'autonomia sindacale dal dopoguerra ad oggi, in Quaderni di «Rassegna sindacale», cit., pp. 177 ss.Google Scholar

47 Riferimenti abbondanti sul punto in Feltrin, P., op. cit., cap. IV° parr. 1° e 5°.Google Scholar

48 Mi muovo evidentemente nella prospettiva teorica delineata da Pizzorno, A., Sulla razionalità della scelta democratica , in «Stato e mercato» III (1983), pp. 3 ss.Google Scholar

49 Assumo per il contesto di questa annotazione, la concettualizzazione che del termine compie Olson, M., The Logic of Collective Action. Public Goods and the Theory of Group, Cambridge, Mass., Harvard University Press, 1965 (tr. it., La logica dell'azione collettiva. I beni pubblici e la teoria dei gruppi, Milano, Feltrinelli, 1938 — cui qui mi riferisco, pp. 27 ss.).Google Scholar

50 Cfr. Bartoli, M.A., La formazione del progetto di legge. Processi e procedimenti preparlamentari, Milano, Giuffrè, 1983; vedi anche l'indagine empirica di Bastid-Burdeau, G., La genèse de l'initiative législative. Un cas: l'Agricolture, 1958–1968, Paris, Presses Universitaires de France, 1973.Google Scholar

51 Per una visualizzazione di questo parlamento ‘crocicchio’ e del parlamento come segmento essenziale proprio per la sua crucialità più che per la sua pretesa centralità (giuscostituzionalistica), di estrema significatività sono i dati del lavoro di Feltrin, P., Dalla porta di fianco del potere, cit. Ma la prospettiva era già assai chiara, anche se non ancora evidenziata empiricamente in chiave di «utenza parlamentare», in Predieri, A., Parlamento 1975 , in Predieri, A. (a cura di), Il parlamento nel sistema politico italiano, Milano, Comunità, 1975.Google Scholar

52 Nella concettualizzazione che ne dà Pizzorno, A., Sulla razionalità della scelta democratica, cit., p. 33.Google Scholar

53 Con ciò alludo ovviamente, ad una delle più classiche individuazioni delle funzioni parlamentari. Quella di Bagehot, W., The English Constitution, (London, 1867), 20 Google Scholar

54 a — edizione London — Collins-Fontana, 1973, pp. 151 ss.Google Scholar

54 Per la distinzione tra attività «efficiente» ed attività «identificante» come duplice tipologia fondamentale dell'azione politica, cfr. — notoriamente — Pizzorno, A., Sulla razionalità della scelta democratica, cit., pp. 3334.Google Scholar

55 Pizzorno, A., I sindacati nel sistema politico italiano: aspetti storici , in «Rivista trimestrale di diritto pubblico», XXI (1971) n. 4, pp. 1510 ss.Google Scholar

56 Accornero, A., Il sindacato tra mondo dei posti e universo dei lavori , in «Politica ed economia» XIV (1983) n. 4, p. 49.Google Scholar

57 Sia consentito richiamare sul punto — solo per la loro espressività empirica — i dati di una prima preliminare indagine svolta da Cazzola, F., Motta, R. e da chi scrive per l'impostazione di una ricerca su l'iniziativa legislativa governativa in Italia, e le possibili considerazioni che sembra lecito desumerne anche e proprio in relazione alla vicenda degli accordi governo-sindacati negli anni settanta e nel primo scorcio del presente decennio. Cf. Cazzola, F., Morisi, M., Motta, R., Governo, partiti, interessi. L'iniziativa legislativa come osservatorio , in Atti della Giornata di studi in memoria di Flavio Colonna sul tema Parlamento e funzione legislativa, promossa a Roma il 29 novembre 1983 dal Centro di studi e iniziative per la riforma dello Stato, che ne sta curando la pubblicazione. Più in generale, sulle modalità empiriche dell'iniziativa legislativa di governo cfr. Motta, R., L'attività legislativa dei governi italiani (1968–1983) di prossima pubblicazione in questa Rivista.Google Scholar