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La dea con il silfio e l'iconografia di Panakeia a Cirene

Published online by Cambridge University Press:  03 March 2015

Claudio Parisi Presicce*
Affiliation:
Claudio Parisi Presicce Musei Capitolini, Roma

Extract

Molte città antiche utilizzarono come emblema dei primi tipi monetali prodotti vegetali o agricoli della chora che consentivano una immediata associazione con le località di provenienza delle monete. A Cirene fin dai primi conii, datati dal Robinson intorno al 560 a.C., compare il silfio, che costituisce nei diversi modi di rappresentazione (pianta, frutto, foglia, radice) il tipo principale per tutto il periodo regio.

Secondo la tradizione letteraria l'apparizione della pianta era avvenuta in occasione di una pioggia abbondante e risaliva a sette anni prima della fondazione di Cirene. L'indicazione cronologica, che coincide con la data dell'arrivo in Cirenaica degli apoikoi guidati da Batto, si riferisce evidentemente al momento della scoperta del silfio da parte dei terei.

La proposta di Evans di riconoscere la raffigurazione della pianta su alcune tavolette iscritte di Cnosso di età minoica, rivalutata di recente in seguito ai rinvenimenti a Cirene di materiale dell'età del bronzo, induce a non escludere che le proprietà della pianta fossero già note in precedenza. Ma al momento una eventuale conoscenza del silfio in età precoloniale può essere attribuita solo ai cretesi e non ai terei, che per giungere in Libya si servirono di Corobios, un pescatore di murici proprio dell'isola di Creta.

Del resto Teofrasto e Plinio indicano che per gli apoikoi guidati da Batto si trattò di una vera e propria scoperta. E poichè l'inventio non può essere intesa come l'apparizione improvvisa di una nuova pianta, dobbiamo supporre che essa avvenne con la mediazione delle popolazioni locali, il cui ruolo nelle fasi dello sbarco e della ricerca del sito adatto allo stanziamento coloniale risulta ampiamente documentato.

Type
Greek and Hellenistic Periods
Copyright
Copyright © Society for Libyan Studies 1994

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References

Note

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33. Il vasetto raffigura probabilmente il contenitore del succo del silfio che, estratto dalla pianta, veniva trattato con la farina per la conservazione, secondo quanto riferiscono Teofrasto (Hist. Plant. VI, 3, 2) e Plinio (Nat. Hist. XIX, 44Google Scholar). Più difficile considerarlo un contenitore del latte animale, poiché la capienza di quest'ultimo, raffigurato su un frammento di rilievo con una scena pastorale (Stucchi, S., Il passato di Cirene e del suo territorio, in Da Batto Aristotele a Ibn el-'As. Introduzione alla mostra, Roma, 1987Google Scholar, fig. 1, p. 20; Wanis, S., A New Relief from Cyrene with a Libyan Scene, LS 23 (1992) 4144)Google Scholar, doveva essere certamente maggiore.

34. Garlan, Davesne, art. cit. n. 31, p. 224: prima metà del IV secolo a.C; Davesne, art. cit. n. 31, p. 206: 420–380 a.C.

35. Esemplari di questo tipo furono rinvenuti anche negli scavi del Norton (vd. nota 27); ma la stanchezza delle matrici non consente di accertare se l'oggetto debba essere identificato con una corona o con una patera.

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50. A Selinunte la Malophoros viene venerata come Demetra Malophoros.

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74. Con Panacea può essere identificata la figura femminile seduta del rilievo n. 4 (Fabbricotti, , Quad A. Libia, cit. n. 48, 226Google Scholar s, fig. 5), che tiene in mano un vasetto evidentemente riempito con il succo di silfio. Con Igea e Panacea può essere identificata pure una delle coppie di divinità femminili raffigurate nei rilievi nn. 6 e 7 (ibid., p. 228 ss. figg. 8–9).

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90. La creazione del modello attico va attribuita probabilmente ai figli di Prassitele. Tratterò l'argomento in altra sede.

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